DOCG riconosciuta con DPR 03/10/1980 – GU 03/09/1981. Modifica con DM 21/02/2007 – GU 02/03/2007. DM 16/04/2010 – GU 24/04/2010. DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende i comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e Alba (solo la frazione San Rocco Seno d’Elvio), in provincia di Cuneo.
Menzioni geografiche aggiuntive: Albesani, Asili, Ausario, Balluri, Basarin, Bernadot, Bordini, Bricco di Neive, Bricco di Treiso, Bric-Micca, Ca’ Grossa, Canova, Cars, Casot, Castellizzano, Cavanna, Cole, Cottà, Currà, Faset, Fausoni, Ferrere, Gaia-Principe, Gallina, Garassino, Giacone, Giacosa, Manzola, Marcarini, Marcorino, Martinenga, Meruzzano, Montaribaldi, Montefico, Montersino, Montestefano, Muncagota, Nervo, Ovello, Pajé, Pajorè, Pora, Rabajà, Rabajà-Bas, Rio Sordo, Rivetti, Rizzi, Roccalini, Rocche Massalupo, Rombone, Roncaglie, Roncagliette, Ronchi, San Cristoforo, San Giuliano, San Stunet, Secondine, Serraboella, Serracapelli, Serragrilli, Starderi, Tre Stelle, Trifolera, Valeirano, Vallegrande e Vicenziana.
La menzione Vigna, seguita dal toponimo, è ammessa soltanto per le suddette Menzioni geografiche aggiuntive.
Vitigno: nebbiolo.
Resa: max. 8 t/ha; 7.2 con Menzione geografica aggiuntiva e Vigna.
Titolo alcolometrico minimo: 12.5%.
Affinamento: minimo 26 mesi, di cui almeno 9 in botti di legno.
Epoca migliore per il consumo: mediamente 10-15 anni, ma può essere anche più lunga.
Altra tipologia – Riserva, con affinamento minimo di 50 mesi, di cui almeno 9 in legno.
Il vino di Barbaresco, comune collinare a sud-est di Alba e affacciato sulle rive del Tanaro, era già noto ai Romani. Nei secoli non ha fatto altro che migliorare la propria immagine che, da tempo, lo consacra tra le più belle realtà enologiche a livello mondiale. Anche se può sembrare strano, solo alla fine dell’800 il Barbaresco divenne definitivamente vino secco.
Su queste colline il nebbiolo segue il suo ciclo vegetativo e colturale più ampio: è il primo a germogliare e l’ultimo a lasciare cadere le foglie. Anche per questo motivo è molto soggetto alle situazioni altalenanti del clima, sia per le gelate tardive in primavera, sia per l’incidenza delle piogge e delle nebbie autunnali, cause della forte diversificazione tra le varie annate, che si evidenzia per il Barbaresco così come per il Barolo.
Il terreno di queste colline è generalmente argilloso-calcareo e le migliori vigne si trovano tra i 300-450 metri di altitudine.
Sempre elegante, il Barbaresco si esprime con personalità diverse secondo le zone: i vini di Treiso sono più strutturati, più raffinati quelli di Neive, più longevi e ricchi quelli di Barbaresco.
Il colore del Barbaresco ha le tonalità rosso granato tipiche del grande vitigno da cui si ottiene, con splendide sfumature aranciate. Il bouquet è di alto lignaggio e ampio, con sfumature di confetture di frutti rossi e di viola che, con l’affinamento, si arricchiscono di sentori di vaniglia, noce moscata, cannella, legno e nocciola tostata, e ancora di cuoio, tabacco, liquirizia, cacao e affumicato.
Per lunghi mesi il vino riposa nelle botti e migliora il suo sapore sempre vellutato, esprime tutto il suo calore e acquista morbidezza, mantenendo il ricco patrimonio di tannini che gli regalano nobiltà e struttura. Un vino che, grazie a queste splendide doti, si abbina perfettamente con il camoscio alla piemontese, arrosti tartufati e formaggi stagionati come il castelmagno e il bagoss.